Un anno fa a quest’ora il popolo atalantino era in viaggio.
Verso Roma.
Verso un sogno.
Una storica finale di Coppa Italia.
Chi in auto. Chi in pullman. Chi in treno oppure in aereo.
Bambini, adulti, anziani, giovani.
Uomini e donne.
20 mila persone, tutte diverse.
Ma tutte unite nel seguire una squadra, LA squadra: la nostra Dea, la nostra Atalanta.
Sappiamo tutti come è andata a finire.
Una partita persa un po’ per colpa nostra (le gambe di alcuni probabilmente hanno tremato nel primo impegno davvero importante della loro carriera) e un po’ per colpa di chi non ha saputo vedere un rigore solare e una espulsione altrettanto netta.
Chissà come sarebbe finita se ci fosse stata oggettività nel valutare l’episodio.
Forse avremmo perso comunque, forse avremmo un altro trofeo in bacheca.
Non lo sapremo mai.
È passato un anno da quel 15.5.2019.
Abbiamo vissuto altre grandissime ed incredibili emozioni grazie a una squadra, LA squadra: la nostra Dea, la nostra Atalanta.
Abbiamo conquistato la Champions League.
Abbiamo superato il girone all’ultimo respiro.
Abbiamo raggiunto (traguardo un anno fa impensabile) i quarti di finale.
Poi tutto si è interrotto.
Sappiamo bene il motivo.
La nostra realtà, molto più di altre, è stata travolta da un nemico venuto da lontano.
Con il quale ancora stiamo combattendo e con il quale dovremo confrontarci per molto tempo.
Quel nemico si è portato via vite e sogni, individuali e collettivi.
Quella sera del 15.5.2019 i volti dei tifosi bergamaschi fuori dall’Olimpico erano tristi e abbattuti.
Quella sconfitta però è stata la base sulla quale costruire una stagione ancora più bella, ancora più emozionante, ancora più esaltante.
Da quella sconfitta siamo ripartiti più forti di prima. Letteralmente.
Un anno dopo, con le lacrime spese per motivi ben più gravi di una partita di calcio, con la sofferenza nel cuore per i tanti morti e non per un gol sbagliato o incassato, stiamo cercando di scavare dentro di noi per ritrovare la forza di guardare avanti.
Non dimenticando quello che è successo. Ma tenendolo quale monito per il futuro: tutto può cambiare in un attimo e tutto quello che prima ci appariva scontato può non esserlo più.
Un anno fa a Roma pioveva e faceva freddo.
Oggi il tempo è uguale: pioggia e freddo dopo settimane di sole e temperature gradevoli.
Probabilmente è un caso.
O forse no.
Forse anche il cielo sta ricordando la giornata, storica, di un anno fa.
Forse il cielo ci sta ricordando che dopo una brutta sconfitta si può ripartire.
Anche se con fatica.
Anche se sembra impossibile.
Anche se il dolore blocca la gambe e il respiro.
Altri traguardi, individuali e collettivi, ci aspettano.
E torneremo ad essere uniti.
Come un anno fa, quando 20 mila persone, tutte diverse, si riversarono a Roma per un sogno.
Luciana e Sara