di Carlo K. Capitanio
Sabato 22 febbraio a Bergamo si è tenuto un raduno sportivo che è passato un po’ in sordina sui media locali, ma che nella realtà ha visto più di 150 atleti provenienti da tutto il nord Italia confrontarsi in due differenti momenti.
L’occasione è stata il terzo raduno bergamasco delle Palestre Popolari, organizzato dalla Palestra Popolare Johann Rukelie Trollmann del c.s.a. Pacì Paciana: il fenomeno delle palestre popolari è in forte ascesa e una riunione così partecipata non fa altro che rafforzare il network fra le palestre che si rifanno a questo modello.
L’iniziativa ha avuto inizio nel pomeriggio, quando i vari rappresentanti delle palestre popolari si sono trovati in una lunga ed animata assemblea dove hanno discusso rispetto alle diverse visioni all’interno del variegato mondo delle palestre popolari, per arrivare a scrivere un documento (firmato da alcune delle palestre presenti) molto critico verso la Federazione Pugilistica “ufficiale”.
Cosa è una “Palestra Popolare” e come funziona? Le palestre popolari nascono solitamente nei centri sociali autogestiti e negli spazi occupati in genere dove, oltre alle attività aggregative e sociali “classiche”, ha trovato spazio una pratica sportiva che si è sempre più diffusa.
I costi sono molto bassi (a Bergamo si paga 20 euro per 3 mesi di corso), il livello è comunque buono e le strutture sono in ordine, in più si “sposa” un modello aggregativo e culturale che valorizza la coesione, la solidarietà, l’antirazzismo, la competizione sana e non esasperata.
La Palestra Popolare di Bergamo nasce circa sei anni fa, ospitata dal centro sociale cittadino, e negli anni ha avuto una crescita esponenziale di accessi.
Affiliata alla UISP, ad oggi ha attivi due corsi, a vari livelli: boxe e muay thai, la boxe thailandese che trova anche a Bergamo un buon numero di praticanti.
Lo sport come pratica di vita sana e accessibile a tutti, indipendentemente dalla propria condizione, dalla propria struttura fisica e dal proprio reddito sono obiettivi comuni che vengono messi a valore dalle relazioni che si creano fra gli atleti stessi (che gestiscono in maniera collettiva l’organizzazione della palestra) e fra le varie palestre che in tutta Italia afferiscono a questo modello.
Sabato erano parecchie le palestre partecipanti: oltre ai padroni di casa hanno partecipato la Palestra Antirazzista di Brescia, la palestra del c.s. 28 Maggio di Rovato (BS), la Polisportiva Z.A.M. (Milano), la palestra di Via Torricelli (Milano), la Palestra Indipendente (Vicenza), la Dante Di Nanni (Torino), la palestra del T.P.O. di Bologna e la Palestra Popolare di Macerata.
Fra un omaggio a Roberto Freak Antoni degli Skiantos (“Ti rullo di cartoni!”) e una comparsata (con tanto di benedizione quasi episcopale) del presidente del comitato UISP bergamasco Milvo Ferrandi, il sovraeccitato Don King di Mozzo (Andrea, uno delle anime della palestra) dichiara aperte le danze.
La palestra è in un locale al piano interrato del centro sociale, ci accedi scendendo una stretta scaletta.
Sopra la tua testa, un’insegna luminosa recuperata chissà dove ti indica che la strada è quella giusta.
A fianco, il faccione sorridente di Arnold, frutto del lavoro dello street artist Zibe.
Un pesante portone di metallo che sembra uscito da Mad Max ti introduce a una sala dai soffitti bassi e dal pavimento di un arancione intenso, quasi fastidioso.
Per l’occasione sono stati tolti tutti i sacchi solitamente appesi al soffitto.
A fondo sala, un ring basso ma solido, attorno al quale si assiepa un sacco di gente.
Non fosse per il divieto assoluto di fumare, si potrebbe pensare di aver fatto un salto indietro nel tempo: l’atmosfera e l’eccitazione richiamano quelle fumose di inizio secolo, quando la “nobile arte” era fatta di pugni e fatica e non di contratti milionari. Odore di sudore e di olio di canfora, le facce concentrate degli atleti che si scaldano, il pubblico che rumoreggia: Joe Lansdale avrebbe potuto benissimo ambientare qui piuttosto che nel Texas Orientale il suo “L’anno dell’uragano” (lo trovate edito da Fanucci).
Più di duecento persone si accalcano attorno alle corde del ring e gli allibratori raccolgono frenetici le scommesse: punti un euro sul vincente dell’incontro e, se azzecchi il pronostico, vinci una birra.
Al tocco del gong ecco il primo incontro, di boxe. Dopo il peso i primi due pugili salgono sul ring: tocca ad Edward della Palestra Dante di Nanni (ospitata dal centro sociale Gabrio di Torino) aver ragione del più esperto Oscar, da Brescia.
I primi 6 incontri della serata sono dedicati alla boxe e vedono, al meglio dei 3 round, pugili di tutte le categorie di peso affrontarsi: uno dei match più avvincenti è fra Sara, della palestra di Rovato, che sconfigge Anna (Bologna),
Un solo incontro interrotto prima del tempo per KO tecnico (un po’ di sangue dal naso, presente durante la serata anche l’equipaggio di un’ambulanza), un livello tecnico interessante e tanti abbracci fra i due pugili e i due angoli alla fine del match.
Dopo la boxe è il turno della muay thai: accompagnati dalle musiche tradizionali di questa antica arte marziale che viene chiamata anche “la scienza degli otto arti” perchè vede utilizzati pugni, calci, gomitate e ginocchiate (quindi otto parti del corpo che entrano a contatto), la parte del leone la fanno gli atleti vicentini.
Dopo un breve rituale di saluti e alcuni indossando amuleti rituali tipici di questo sport, gli atleti non si risparmiano e iniziano una serie di cinque incontri molto concitati che esaltano un pubblico attento e curioso.
Dei 5 incontri previsti per questa disciplina solo uno viene interrotto per KO tecnico, gli altri tengono sulle corde gli spettatori con l’attesa per il responso della giuria (formata da allenatori e tecnici delle varie palestre intervenute).
A chiudere una serata molto riuscita torna la boxe, con gli ultimi 3 incontri, fra i quali un incontro No Contest (sola esibizione) data la disparità di esperienza fra i due contendenti.
Fra le pareti colorate del centro sociale cittadino si è potuto assistere a una giornata di sport di sicuro atipico (per la base – solida – sul quale si fonda) che sta riscuotendo sempre più successo e conquistando sempre più credibilità e leggitimità sociale nel panorama dello sport di base italiano.
Il post riunione è andato in continuità con lo spirito di tutta la giornata perchè le botte ci sono state, le birre post incontri (da segnalare la degustazione di alcune birre artigianali) pure: dalle parti di Via Grumello 61C stanno già preparando la prossima riunione.
FOTO DI MONICA ROVERSI